Dunkirk è un’esperienza sensoriale abbastanza unica: visivamente, perché è girato e fotografato in maniera iper naturalistica, ma soprattutto uditivamente. Uno dei migliori reparti sonori di sempre. Ti sembra di essere lì, a Dunkirk. Altra cosa notevolissima è che il nemico non ha volto, il nemico è la guerra, è la morte – non i nazisti. Sembra quasi il racconto di una catastrofe naturale, inevitabile e inarrestabile. In questo ricorda molto i romanzi di Kurt Vonnegut, e non si tratta di una chiave di lettura banale, ma anzi è molto ricercata.
Ci sono anche punti deboli, come il solito fatto che Nolan, nella sua missione estetizzante, si dimentica ancora una volta che gli uomini vomitano, sanguinano, piangono e tutte queste cose amene. Specie in guerra. In generale Dunkirk rimane un film freddo, perché Nolan è un regista freddo e anche se prova a non esserlo non ci riesce.
Nonostate tutto ci troviamo comunque di fronte ad un’opera molto distante dai canoni hollywoodiani. Un’opera rarefatta, contemplativa, autoriale. I film con queste caratteristiche non possono essere tanto sezionati e discussi, ma vanno presi così come sono. Come i quadri. Ecco, Dunkirk è un quadro molto personale che vale la pena vedere.
Voto: 8/10